Digitale Relazioni - Studio Cambia Menti

Le relazioni nel digitale

Il rapporto 2022 dell’Istituto Superiore di Sanità sulle dipendenze da internet definisce la Social Media Addiction come una “dipendenza comportamentale che si caratterizza per un bisogno incontrollabile diaccedere ad informazioni o veicolare dei propri contenuti verso terzi, in una maniera talmente tantocompulsiva da compromettere gli altri ambiti di vita quotidiana”.

Questa definizione può essere fatta rientrare nel termine più ampio “dipendenza da internet” (Internet Addiction Disorder), la quale indica vari comportamenti problematici nei confronti di specifici contenuti online: shopping online, pornografia, gioco d’azzardo, ecc.

Tuttavia, né nella comunità scientifica internazionale, né nel DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) esiste un consenso unanime sull’esistenza di una vera e propria dipendenza da social.

Per questa ragione, al di là della classificazione diagnostiche, può essere utile soffermarsi sulla costruzione delle relazioni nel digitale partendo da tre interrogativi approfonditi di seguito.

Come possono sorgere i comportamenti problematici verso i social?

Il passaggio da un uso adeguato dei social network a quello disfunzionale si verifica quando le relazioni digitali sono viste dall’individuo come uno strumento fondamentale per alleviare altri tipi di disagio (ansia, depressione, solitudine…). Secondo una prospettiva socio-cognitiva, comportamenti dipendenti e compulsivi verso i social provengono dalla combinazione di vari elementi: aspettative di risultati positivi dalle proprie attività digitali, una falsa autoefficacia restituita dalla rappresentazione digitale di sé e una scarsa autoregolamentazione dei contenuti online da parte sia degli utenti, sia delle varie piattaforme.

Quali fattori entrano in gioco nelle relazioni che la persona crea con i contenuti, i dispositivi digitali e le altre persone conosciute online?

Le relazioni nel e con il digitale sembrano essere caratterizzate da un distacco dall’ambiente reale a favore diun ritiro nel virtuale in cui il contatto con l’altro è filtrato da una barriera tecnologia, da un paravento virtuale che, in apparenza, protegge da ciò che ognuno giudica pericoloso nelle relazioni con gli altri.

In tal modo, si crea un finto controllo dell’altro (persona o contenuto digitale) che, in realtà, è solo una sorta di appropriabilità istantanea: ognuno di noi e ogni cosa diviene una risorsa da consumare per poi passare molto velocemente a qualcos’altro.

Nel digitale, il rapporto con l’altro può differenziarsi anche in base al tipo di comunicazione che scegliamo: l’utilizzo delle chat (senza veri segnali visivi) può influenzare il confine tra sé e gli altri facendo provare una “fusione” tra la propria mente e quella della altra persona online, questo rende l’altro digitale qualcosa di più simile ad un “personaggio” della propria mente su cui proiettare vari sentimenti e vissuti personali.

La capacità di distinguere il proprio funzionamento mentale ed emotivo da quello dell’altro è fondamentale e le relazioni nel digitale, ormai da anni, ci interrogano sull’evoluzione (o involuzione?) di questa abilità interpersonale.

Un altro fattore che alimenta le relazioni digitali riguarda il loro utilizzo come un antidoto alla solitudine e alla mancanza, ovvero come un cordone ombelicale che ci fa sentire dotati di qualsiasi cosa, di un’onnipotenza digitale concretizzata nell’illimitatezza delle informazioni e delle possibilità offerte da internet.

C’è un’incomprensione generazionale sul ruolo che internet può avere?

L’incomprensione e le continue rotture generazionali possono aver alimentato la tendenza ad associare comportamenti nuovi o eccessivi alla gravità delle dipendenze da sostanze oscurando anche la differenza terminologica (non esplicita in italiano) tra addiction e dependence, ovvero tra la ricerca compulsiva degli stimoli gratificanti nonostante le conseguenze dannose (addiction) e uno stato fisico caratterizzato da astinenza e tolleranza (dependence).

Per gli adulti vedere bambini o adolescenti che giocano ai videogiochi o guardano video di YouTube corrispondead una perdita di tempo che può sfociare nel patologico, ma per le generazioni più giovani significa poter giocare in un parco giochi virtuale.

Il tempo eccessivo trascorso al computer o al cellulare può essere il segno di sofferenza più strutturata e non il problema principale. Il dialogo tra le generazioni potrebbe ripartire dal riconoscimento della funzione socializzante di internet e dall’interesse collettivo verso i cambiamenti sociali e psicologici che essa ha prodotto e produrrà ancora.

Riferimenti bibliografici

Marzi A., Saltamerenda G. (2014). Dipendenza da Internet (IAD). Disponibile al link: https://shorturl.at/AGJN8

Minutillo A., Berretta P. et al. (a cura di, 2022). Rapporto Istituto Superiore di Sanità 22/5 – Dipendenze da Internet.Disponibile al link: https://shorturl.at/exG59

https://www.ilpost.it/2023/05/08/dipendenza-internet-italia/

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