Le paure dei genitori - Studio CambiaMenti

Le paure dei genitori

La paura di non essere un buon padre o una buona madre alimenta continuamente la domanda: “Che cosa ci rende bravi genitori?”, un interrogativo a cui si potrebbe rispondere prendendo in considerazione vari fattori

Ogni essere vivente conosce la paura, un’emozione complessa che intreccia componenti comportamentali e psicologiche.

Per comprendere al meglio come quest’emozione si declina nei vissuti dei genitori può essere utile partire dalla definizione che il sociologo Bauman ci fornisce nel suo libro Paura liquida (p. 4): “«Paura» è il nome che diamo alla nostra incertezza: alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare – che possiamo o non possiamo fare – per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla”.

Tale definizione va oltre la concezione della paura come risposta ad un pericolo, sottolineando che la paura può essere anche incertezza dovuta ad “stimolo” non facilmenteidentificabile. È proprio l’incertezza della propria identità genitoriale a costituire la paura più grande dei genitori che, di conseguenza, cercano di sopperire a quest’incertezza nelle mille preoccupazioni, a volte fondate e a volte no, per lo sviluppo dei bambini e delle bambine.

La paura di non essere un buon padre o una buona madre alimenta continuamente la domanda: “Che cosa ci rende bravi genitori?”, un interrogativo a cui si potrebbe rispondere prendendo in considerazione vari fattori, come ad esempio le proprie esperienze infantili con i propri genitori, i valori morali da trasmettere o la coerenza nell’educazione.

L’insieme di questi e altri fattori va a formare ciò che comunemente chiamiamo la “presenza genitoriale”, ovvero una capacità di essercicon i propri figli che deriva dal aver dato un senso alle proprie esperienze di attaccamento e di vita, dal sapere raccontare, prima di tutto a sé stessi, la propria storia personale.

A prescindere dalla qualità (traumatica, negativa o idilliaca che sia) della storia, in questo modo il genitore riesce a mettere alla base del proprio contatto con il figlio una consapevolezza aperta anche alle difficoltà e ricettiva sia delle incomprensioni, sia dell’appagamento emotivo che il bambino trova nel genitore.

Come spiegato anche negli articoli precedenti, un’altra paura tipica dei genitori, legata ancora all’incertezza della propria identità genitoriale, è la paura che il figlio non realizzi il progetto e le aspettative degli adulti. Tra le conseguenze di questa paura può esserci la costruzione di un’alleanza con i propri figli attraverso la continua opposizione alle loro scelte. In questi casi, la non condivisione e la paura per i progetti del figlio non vanno scambiati per cattiveria perché spesso, in realtà, dietro l’opposizione dei genitori si nascondono timori e iperprotettività che rendono la relazione con i propri figli una vera e propria corsa ad ostacoli.

Le indicazioni costanti su cosa fare o non fare, su cosa è giusto, pericoloso o meno potrebbero essere dettate da un’eccessiva paura per la salute del figlio. Nei bambini più piccoli, queste limitazioni genitoriali si possono esprimere attraverso sintomi psicosomatici come mal di testa o mal di pancia non derivanti da una reale disfunzione organica, ma da un’emozione che il bambino non riesce ancora ad esprimere se non attraverso il proprio corpo.

Esserci con i propri figli vuol dire anche riuscire a comprendere, immaginare e accettare che una propria paura, timore o preoccupazione può avere un simile effetto sulla mente e sul corpo del figlio. Se invece pensiamo al rapporto con gli adolescenti, dobbiamo considerare che non si tratta di una deliberata scelta di limitare o ostacolare lo sviluppo dei propri figli, ma di fare i conti con il fatto che la nascita e la crescita di un altro essere umano, anche se deriva dall’amore e dalla generatività della coppia, espone ad un divergenza di opinioni, di scelte personali e di valori che, nonostante le paure dei genitori, può portare ad uno ascolto reciproco in grado di riconoscere le peculiarità dei figli e dei genitori.

Volendo riprendere una metafora dello psicoterapeuta Alberto Pellai, le paure e le ansie dei genitori dovrebbero essere trattate come degli scrigni contenenti emozioni che richiedono di essere esplorate anche se sono fonte di una forte sofferenza o di una “messa in dubbio” del proprio agire genitoriale.

Riferimenti bibliografici

Carli R., Paniccia R. M. (2020). Paura. Rivista di Psicologia Clinica, 1, 2020.

Del Corno F. (2023). Ripartiamo dai genitori. Capacità e competenze per sostenere gli adolescenti nel percorso di crescita, Franco Angeli, Milano.

Pellai A. (2021). Quando l’ansia dei genitori turba la crescita serena dei figli. Disponibile al link: https://www.erickson.it/it/mondo-erickson/articoli/educazione/ansia-dei-genitori-turba-crescita-dei-figli/

Siegel D. J., Bryson T. P. (2020). Esserci. Come la presenza dei genitori influisce sullo sviluppo dei bambini. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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