Avvicinarsi alla sofferenza depressiva
Prendersi cura di un familiare con una forte sofferenza depressiva vuol dire interrogarsi continuamente su quale ruolo si può avere nel suo percorso di guarigione e su quali possono essere le cause. Come avvicinarsi a questo tipo di sofferenza psicologica che può immobilizzare completamente l’altro?
In generale, riconoscere i primi segni di una crisi può essere utile ad intervenire prima ed evitare che la crisi sia molto forte: la depressione può iniziare in seguito ad un evento specifico o senza una causa precisa, per questo non sempre è semplice individuare il cambiamento dell’umore di chi ci sta accanto.
La relazione, la fiducia e una speranza attiva dovrebbero essere i tre elementi sui quali basare l’aiuto che scegliamo di offrire all’altro: si tratta infatti di un supporto familiare che non può avvenire senza una vera consapevolezza di ciò che il familiare vuole e può mettere in gioco.
Il raggiungimento e l’alimentazione di tale consapevolezza può richiedere un supporto psicologico/psicoterapeutico del familiare stesso non tanto per “capire come posso curare l’altro”, ma per riflettere sulle emozioni e i pensieri soggettivi attivati dall’entrare in contatto con stati depressivi acuti che a volte si vorrebbero eliminare magicamente.
Ad esempio, un vissuto diffuso tra i familiari può essere la sensazione di essere invasi dalla sofferenza dell’altro e di non riuscire a sentire di poter stare bene perché si pensa, erroneamente, che “non è giusto stare bene se l’altro è depresso”. Al contrario, recuperare o mantenere una vitalità personale può essere utile a comprendere quali sono le proprie risorse e a non incentrare il rapporto con l’altro esclusivamente sugli aspetti depressivi.
Nello specifico, un errore in cui si cade spesso è pensare che le parole d’incoraggiamento sono sempre utili a prescindere dalla soggettività della persona; infatti, a volte ciò che una persona depressa vorrebbe trasmetterci è proprio “non dirmi anche tu che c’è una luce un fondo al tunnel” oppure “tutti quelli intorno a me sono felici, ma io non riesco ad esserlo”. Per questo, sarebbe opportuno evitare di dire frasi del tipo: reagisci è solo questione di volontà, guarda chi sta peggio di te, esci con gli amici che così ti svaghi un po’, hai tutto ciò che occorre per essere felice, così fai star male anche i tuoi cari, pensa alla tua famiglia che ti vuole bene.
Le frasi che invece un familiare potrebbe utilizzare si basano sul rispetto per la sofferenza dell’altro e sull’interesse per lui, per esempio: ti sto accanto, non sei solo; non è colpa tua, non dipende da te: è unasofferenza che si cura; che cosa posso fare per te?Quali sono i tuoi pensieri?
I gesti e le azioni del familiare devono partire dal rispetto per le abitudini: alcuni hanno bisogno dei propri spazi, altri non amano il contatto fisico e altri ancora entrambe le cose, ma a volte una presenza fisica silenziosa può dare all’altro la sensazione che qualcuno c’è.
È molto importante incoraggiare con delicatezza ad avere uno stile di vita sano, in aggiunta alla terapia perché il movimento e l’alimentazione sana possono indurre lentamente la persona depressa a smettere di trascurarsi (un deciso segnale di miglioramento).
Se la persona nomina il suicidio non bisogna sottovalutare la questione e riconoscere che l’altro si sta fidando di voi. Potrebbe aiutare approfondire direttamente il problema chiedendo: hai pensieri suicidi? Perché pensi alla morte? Davvero ogni tanto vorresti farlo? Affrontare l’argomento può ridurre di molto il rischio di metterlo in pratica. Inoltre, bisogna considerare che il rischio di suicidio si può acuire proprio quando la persona inizia a stare meglio e per questo incoraggiare la persona a parlarne con il suo psicoterapeuta.
A questo proposito, consigliare di parlare con un/a specialista dovrebbe partire dal chiarire all’altro che la depressione è una forma di sofferenza che può farti vedere tutto nero e che però può essere curata. Resta importante non forzare troppo l’altro e rispettare i suoi tempi in quanto, spesso, è proprio una sofferenza troppo acuta che gli impedisce di chiedere aiuto.
Riferimenti bibliografici
Di Salvo, S. (2012). I familiari di chi soffre di depressione. Ebook dell’Associazione per la Ricerca sulla Depressione.
Giberti F., Rossi R. (2009). Manuale di psichiatria. Piccin, Padova.
https://www.vice.com/it/article/j54g33/come-aiutare-una-persona-depressa