La simbiosi nelle relazioni sentimentali
“Nell’amore simbiotico, i confini tra sé e l’altro non sono stabiliti: prevale l’invasione di un legame che pretende di essere assoluto o la rigidità provocata dall’angoscia dell’abbandono“.
Vivere in una relazione basata su un attaccamento simbiotico vuol dire fare i conti con legami amorosi apparentemente vitali, ma che in realtà si nutrono della dipendenza dall’altro, dello spazio di chi ci sta accanto fino al punto che tutta la vitalità di un amore passionale arriva a scomparire per lasciare soltanto una grande sofferenza.
Nell’amore simbiotico, i confini tra sé e l’altro non sono stabiliti: prevale l’invasione di un legame che pretende di essere assoluto o la rigidità provocata dall’angoscia dell’abbandono, mentre è proprio la mobilità dei confini relazionali a poter alimentare un rapporto amoroso profondo.
Da un punto di vista cognitivo, parlare di relazioni amorose simbiotiche vuol dire anche parlare delle dinamiche della dipendenza affettiva. Entrambe, infatti, ruotano attorno al timore della separazione e alla tendenza a restare nella relazione per ridurre l’angoscia e lo stress emotivo dell’abbandono, un vissuto da tenere lontano anche più della sofferenza generata dalla relazione stessa e spesso avvertita da chi si trova intrappolato in un amore simbiotico.
Si potrebbe immaginare il funzionamento mentale di una coppia simbiotica come alimentato da dilemmi cognitivi e affettivi riassumibili attraverso i seguenti interrogativi: che cosa vuole davvero l’altro? Posso o non posso avere uno spazio privato? Cosa mi spinge a restare attaccato ad una relazione così? Perchè scelgo sempre il partner sbagliato?
La risoluzione cognitiva di questi dilemmi, lungi dal mettere in campo realmente la capacità decisionale della persona, porta a preferire il bene minore ma immediato (ad esempio, la riduzione del dolore della separazione) e a mettere da parte un bene più grande ma non immediato (ritornare a stare bene da soli, costruire una nuova relazione).
Questi meccanismi cognitivi sono accompagnati da strategie e comportamenti disfunzionali volti a mantenere l’equilibrio simbiotico.
Ad esempio, nella coppia ognuno dei partner tende a recitare un ruolo che è il riflesso di ciò che l’altro vorrebbe, inoltre sembrano emergere solo le qualità desiderate dell’altro e può accadere che l’uno si prenda fortemente cura dell’altro, incarnando così il ruolo del supereroe o del bravo aiutante disposto a perdonare sempre. Tale messa in scena comportamentale è necessaria per soddisfare il bisogno di contare per il partner e per assicurarsi la sua vicinanza.
Tra i motivi che spingono a mantenere questo tipo di relazione possono esserci: una forte intolleranza all’incertezza che si concretizza nella ricerca compulsiva di risposte di vicinanza dopo un litigio o durante una pausa da quella relazione, l’illusione che il partner può cambiare e il desiderio di essere risarciti per la sofferenza di altre esperienze. Inoltre, la coppia simbiotica tende ad evitare il dolore per la solitudine, ridotta a condizione provocata dalla distanza dal partner. Il restare in una relazione simbiotica, anche da un vertice cognitivista, può essere ricondotto al desiderio di riscatto rispetto ai traumi vissuti nell’infanzia.
Dall’ascolto di chi ha vissuto relazioni simbiotiche, spesso sfociate nella violenza, emerge il ritratto di un bambino che non poteva lasciare l’amore del genitore, anche se maltrattante: un bambino costretto a salvare il genitore sofferente e che ha avuto difficoltà a metabolizzare l’uscita dalla fase simbiotica vissuta durante l’infanzia.
Le dinamiche della coppia simbiotica possono diventare pericolose quando uno dei due sceglie di voler interrompere il rapporto: di fronte ad un rifiuto, le richieste di non abbandono potrebbero diventare più invasive e portare a risposte aggressive o a veri e propri atti di violenza che, purtroppo e spesso, raggiungono lo scopo di mantenere patologicamente quel rapporto.
In conclusione, quest’ ultimo aspetto e una delle caratteristiche comportamentali descritte sopra, la riduzione della solitudine a “distanza dal partner”, ci dicono qualcosa in più sul funzionamento della coppia simbiotica: entrambi i partner tendono ad appiattire la propria soggettività sul mantenimento di uno spazio simbiotico e fusionale, opposto ad uno spazio relazionale in grado di tollerare le separazioni, le rotture e la solitudine.
Riferimenti bibliografici
Pigozzi, L. (2023), Amori tossici: alle radici delle dipendenze in coppia e in famiglia, Rizzoli, Milano.
Pugliese E., Saliani A. M., Mancini F. (2019), Un modello cognitivo delle dipendenze affettive patologiche in “PSICOBIETTIVO” 1/2019, pp 43-58, DOI: 10.3280/PSOB2019-001005